Il Molise, spesso celebrato come il “cuore verde d’Italia”, si rivela un territorio ancora in gran parte incontaminato, un autentico scrigno di esperienze da scoprire lontano dalle rotte turistiche più battute. In questo scenario suggestivo, Rocchetta al Volturno emerge come una gemma nascosta, incastonata nell’Alta Valle del Volturno, dove le maestose Mainarde abbracciano il fiume che le dà vita.
All’interno di questo contesto di rara bellezza naturale e ricchezza storica, il Museo di Charles Moulin non è semplicemente una galleria d’arte, ma un punto di accesso privilegiato per comprendere il legame profondo tra l’espressione artistica, la natura selvaggia e la storia millenaria di questa parte del Molise. L’attrattiva risiede proprio nella sua autenticità, un richiamo per i viaggiatori moderni che cercano esperienze genuine e sostenibili, lontane dalla frenesia del turismo di massa. Il museo si configura così come un pilastro culturale per un turismo più lento e consapevole, offrendo un’immersione profonda nell’essenza del luogo.
Charles Moulin: il pittore eremita delle Mainarde
Il cuore del museo batte al ritmo della vita straordinaria di Charles Lucien Moulin, un pittore francese nato a Lille nel 1869, la cui ricerca artistica e spirituale lo condusse a trovare la pace definitiva e l’ispirazione più profonda nel Molise, dove si spense a Isernia nel 1960. La sua formazione artistica iniziò nella prestigiosa Ecole des Beaux-Arts di Parigi, dove fu contemporaneo di figure come Henri Matisse e si distinse vincendo il Prix de Rome.
Tuttavia, fu il Molise a segnare una svolta decisiva nella sua esistenza. Arrivato a Castelnuovo al Volturno nel 1911 con l’intenzione di una breve sosta, Moulin rimase per un anno intero, irrimediabilmente affascinato dalla bellezza del luogo. Dopo il 1919, decise di trasferirsi definitivamente nella regione, abbracciando un’esistenza singolare e quasi leggendaria sul Monte Marrone, dove costruì il suo eremo, vivendo in volontario isolamento e in simbiosi completa con la natura. Questo contatto profondo con l’ambiente circostante divenne la fonte inesauribile della sua ispirazione, una scelta di vita che lo portò a dimorare anche in rifugi di fortuna, come tuguri e caverne.
Moulin si distinse per una filosofia artistica indipendente, estranea ai movimenti dominanti del suo tempo. Le sue opere, prevalentemente ritratti e paesaggi, sono permeate da una “freschezza poetica” e da uno studio quasi ossessivo della luce, che cercava di riprodurre con una purezza oggettiva. Per raggiungere gli effetti desiderati, prediligeva la tecnica del pastello, apprezzata per la sua rapidità di esecuzione e la vividezza dei colori, guadagnandosi l’appellativo di “il poeta del pastello”. La sua figura è rimasta viva nella memoria degli abitanti di Castelnuovo, che lo ricordano come “l’Eremita gentile e spiritoso”, un uomo “particolare e insolito” che amava conversare di filosofia e arte, spesso donando i suoi quadri alle persone che ritraeva. La sua scelta di vita, così profondamente radicata nel territorio molisano, non è solo un fatto biografico, ma un’espressione della stessa anima della regione: autentica, intimamente connessa alla natura e lontana dalle convenzioni, valorizzando la bellezza intrinseca al di là di ogni riconoscimento esterno. Visitare il museo significa quindi non solo ammirare le sue opere, ma anche connettersi con lo spirito più autentico del Molise, attraverso lo sguardo di un artista che ne ha fatto la sua ragione di vita.
Il museo Charles Moulin: un scrigno di memorie e arte
Il Museo Charles Moulin, situato nella pittoresca frazione di Castelnuovo al Volturno, in Via Fontana, è stato ufficialmente inaugurato il 18 agosto. Questo spazio culturale è dedicato a preservare la memoria e l’operato dell’artista, esponendo opere e oggetti che ne ricordano la vita e l’ispirazione. Sebbene gran parte delle creazioni di Moulin si trovino in collezioni private, il museo custodisce con orgoglio tre dei suoi dipinti che raffigurano Castelnuovo nel 1944, offrendo una testimonianza visiva diretta della storia locale attraverso gli occhi dell’artista. Un autoritratto a pastello è invece conservato presso il Museo di Palazzo Pistilli a Campobasso, invitando a un percorso artistico più ampio nella regione.