Sesto Campano, un borgo molisano nella provincia di Isernia, si rivela come una gemma ricca di storia e immersa in un paesaggio autentico. Lontano dai circuiti turistici più affollati, questo territorio offre una pace e una genuinità che invitano alla scoperta. Al centro di questo prezioso patrimonio si erge la Chiesa di Sant’Eustachio Martire , un punto di interesse imprescindibile che racchiude secoli di vicende e devozione. La chiesa non è solo un monumento a sé stante, ma funge da porta d’accesso privilegiata per scoprire l’autentico cuore di Sesto Campano , invitando i visitatori a un viaggio che va oltre la semplice osservazione, per abbracciare la profonda identità del luogo.

Un viaggio nel tempo: la storia millenaria della chiesa

La Chiesa di Sant’Eustachio vanta origini antichissime, la sua presenza è legata alla costituzione stessa del centro storico del paese. Sebbene la sua fondazione come chiesa parrocchiale sia attestata nel XIII secolo , le sue radici affondano in epoche ben più remote, testimoniando una continuità di culto e insediamento. Questo edificio sacro ha attraversato i secoli, adattandosi e trasformandosi, ma mantenendo sempre il suo ruolo centrale per la comunità.  

La sua forma medievale originaria ha subito una radicale trasformazione nel 1802, quando importanti restauri la convertirono nell’attuale chiesa neoclassica. Questa evoluzione architettonica non è solo un cambiamento stilistico, ma un simbolo della resilienza del luogo, capace di rinnovarsi pur conservando la propria anima storica. È cruciale sottolineare che la storia architettonica di questa chiesa molisana è distinta da quella dell’omonima Basilica di Sant’Eustachio a Roma, che ha visto interventi di architetti come Corvara o Contini nel XVII-XVIII secolo. La Chiesa di Sesto Campano racconta una storia propria, fatta di stratificazioni e adattamenti locali, rendendola un esempio tangibile della capacità del patrimonio culturale di evolversi e rimanere vivo attraverso i secoli. Ogni pietra, ogni linea della sua struttura attuale, narra un frammento di questo lungo percorso.

Architettura e tesori nascosti: uno sguardo all’interno

L’aspetto esteriore della Chiesa di Sant’Eustachio a Sesto Campano presenta un affascinante dialogo tra epoche diverse. La facciata, frutto del restauro neoclassico del 1802, si distingue per le sue eleganti colonne laterali con capitelli ionici e le iscrizioni latine sull’architrave. A contrasto, l’antico campanile a torre, con il suo orologio, e il resto della struttura esterna mantengono un carattere medievale, con materiale in pietra sbozzata e un livello rialzato sul transetto. Questa fusione di stili non è una semplice giustapposizione, ma una testimonianza visibile delle continue stratificazioni storiche e artistiche che hanno plasmato l’edificio nel corso del tempo.  

Varcando la soglia, si scopre un interno sorprendentemente ricco , un vero scrigno di arte e devozione. Qui si trovano due altari di pregevole fattura, dedicati al patrono e a San Domenico, entrambi realizzati in marmo policromo con intricate rappresentazioni floreali e cornici circolari. Queste opere rivelano l’influenza delle rinomate scuole artistiche abruzzese e napoletana, con un autore identificato in Tommaso Brunetti di Alfedena, attivo nel XVIII secolo. L’altare di San Domenico, in particolare, spicca per la sua opulenza, adornato da una rosa dei venti sulla pala marmorea, fiori laterali e un delicato angelo in cammeo nella cella che custodisce calice e ostie. Un dettaglio unico è un portello in stile gotico , ulteriore segno delle sue antiche origini. La ricchezza artistica interna, in contrasto con la semplicità esterna, offre una scoperta inaspettata e gratificante per il visitatore, evidenziando la profondità del patrimonio culturale locale.  

La leggenda di Sant’Eustachio: fede e miracolo

La Chiesa di Sant’Eustachio è intrisa della leggenda del suo patrono, una narrazione che ha plasmato la fede e le tradizioni locali. Sant’Eustachio, originariamente il generale romano Placido, visse ai tempi dell’imperatore Traiano. La sua vita prese una svolta straordinaria durante una battuta di caccia, quando vide una croce luminosa apparire tra le corna di un cervo. Profondamente colpito da questa visione, Placido si convertì al Cristianesimo, assumendo il nome di Eustachio, e con lui si convertirono la moglie Teopista e i figli Teopisto e Agapito.  

La leggenda narra le prove e le sventure che seguirono la loro conversione, culminate nel loro martirio sotto l’imperatore Adriano, che li condannò a una morte atroce all’interno di un toro di metallo arroventato. Questa storia di fede incrollabile e sacrificio è stata tramandata di generazione in generazione, spesso rappresentata anche in drammi sacri , a testimonianza della sua profonda risonanza nella comunità. La devozione a Sant’Eustachio è ancora oggi vivida a Sesto Campano, culminando nella Festa Patronale che si celebra l’ultima domenica di maggio. Questa celebrazione non è solo un evento religioso, ma un momento di forte aggregazione sociale e culturale, che permette ai visitatori di connettersi con le tradizioni più autentiche del borgo e di vivere un’esperienza che va oltre la semplice visita, toccando il cuore della spiritualità e del folklore locale.

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