L’antico Frantoio è un luogo ricco di storia, spesso nascosta e custodita nella sua parte più antica e celata. Può succedere che camminando per stretti vicoli e vecchie mura in pietra, ci si trovi di fronte a piccole porticine che, una volta aperte, danno accesso ad un passato che si affaccia sul presente, fatto di tradizione e cultura. In quel luogo, in cui operai condividevano lo spazio con le bestie incaricate da far muove le ruote molari, in cui il prodotto finito e prodotto ancora non lavorato si affiancavano, in un connubio di odori e maestranze. E’ infatti da li che si riusciva ad ottenere la qualità e quella proprietà tipica del nostro unico inimitabile olio extravergine di oliva.

L’Antico Frantoio del Borgo Vecchio di Masserie La Corte nel Comune di Montaquila, è stato realizzato nel 1903 dal Sig. Pasquale Fiacchino padre di Silverio Fiacchino. Il processo produttivo, a suo tempo, era costituito da due macine in pietra e una pressa in legno per l’estrazione dell’olio. Tra la prima e la seconda guerra mondiale in Italia meridionale arrivò la novità sulle macchine, ci fu a pressa in legno fu sostituita da una pressa in ferro. Uno dei documenti più antichi che sono custoditi è proprio l’acquisto della pressa a Napoli nel 1937.

Il Frantoio, come indicato anche nei registri di produzione, aveva una capacità produttiva giornaliera di 8 quintali. Ha lavorato per circa 73 anni (1903-1976) e per tutto il periodo di funzionamento è stato sempre utilizzata la forza a trazione animale (cavallo “la giumenta” o asino).

Per rendersi conto di quanto sia maestoso “gl Trappit” termine utilizzato per dire “il Frantoio” bisogna conoscere tutto il suo processo e immaginare cosa accadeva in quel piccolo spazio.
Con l’ausilio di animali (venivano fatte ruotare le molazze in pietra per la preparazione della pasta olive. Dopo si raccoglieva la pasta dell’olive che veniva poi inserita in una sorta di borse, dette “sportelle” (erano delle specie di sacche fatte di corda di cocco), e collocate una sull’altra sotto la pressa dello strettoio, tramite pressione data da una vite che girava sopra ad un ceppo di legno e veniva azionata con fatica dall’uomo.

Dopo una prima pressione, non sufficiente, si invertiva l’ordine delle “sportelle” che venivano innaffiate con acqua calda preparata a monte nella fornace, dopo di che si esercitava di nuovo pressione facendo uscire ancora del liquido (acqua di vegetazione e olio di oliva). Il liquido uscito veniva raccolto e lasciato depositare in vasche di muratura e aggiungendo ancora dell’acqua calda, si lasciava a riposo per qualche periodo, in modo che l’olio avendo un  diverso peso specifico (olio pesa di meno dell’acqua) riaffiorasse in superficie.
In fine la mano abile del frantoiano (trappitar), che con l’aiuto della “tazza” o “nappa”, toglieva l’olio in modo da non prendere anche l’acqua, la tazza era in sostanza un mestolo sottile in lamiera con il manico, l’olio ottenuto veniva  messo in un recipiente di coccio (giara).

“Gl Trappitar” Silverio oltre ad esser abile nella raccolta olio, fu così lodevole da compilare i registri di produzione, senza calcolatrice e senza nessun aiuto.

Il Frantoio è suddiviso in tre reparti:

  1. Reparto di macinazione: dove sono posizionate le macine.
  2. Reparto di estrazione: dove è posizionata la pressa.
  3. Reparto deposito temporaneo della sansa: dove veniva stoccata la sansa.

Grazie all’intervento instanziato dal GAL ,oggi il frantoio, è diventato un museo di arte contadina con la ristrutturazione del reparto deposito,mentre tutta l’area dedicata al processo è rimasta nello stato in cui è stato lasciato per l’ultima produzione.

Nei pressi del museo a distanza di 500 mt circa c’è l’acquedotto romano, le mura di Olivella e la grotta del Colle Castellano. Nel periodo primavera-estate vengono organizzate passeggiate per conoscere questi luoghi ed il percorso è adatto anche ai bambini.

Infine, nell’ultimo anno l’Antico Frantoio ha iniziato una nuova attività che consiste nell’allevamento e passeggiate organizzate insieme agli asinelli. Il cammino in compagnia dell’asino ha un sapore antico. Evoca paesaggi rurali e atmosfere d’altri tempi. L’asino essendo un animale che più di altri ascolta i propri ritmi interni per procedere in modo sicuro nell’ambiente che lo circonda. Il suo ritmo è un ritmo lento, cadenzato, che riporta l’uomo al contatto con la natura e con se stesso, coi propri pensieri e le emozioni. Durante il cammino, grazie alla piacevole andatura dell’asino e alla sua vicinanza, la tranquillità nelle persone prende sempre più piede dimenticando i problemi, lo stress e anche l’orologio.

Le passeggiate sono immaginate per famiglie, turisti, ma anche per disabili, scuole o gruppi sportivi/associazioni, aziende che vogliono provare esperienze di gruppo e vengono progettate su misura in base alle caratteristiche del gruppo che vuole cimentarsi in questa esperienza. La possibilità è per tutti, per esperti per meno esperti o inesperti, a nessuno è precluso cimentarsi in questa attività.

Le passeggiate vengono organizzate nei territori del comune di Venafro, Pozzilli e Montaquila e su richiesta in altre aree limitrofe.

Altre attività nel comune di Montaquila