Immerso nel cuore verde del Molise, tra i dolci pendii e le valli rigogliose, sorge Monteroduni, un borgo antico che sussurra storie millenarie e invita a un viaggio nel tempo. Lontano dai circuiti turistici più battuti, questa gemma nascosta in provincia di Isernia offre un’esperienza autentica, dove la storia, la natura e la cultura si fondono in un’armonia unica, promettendo ai visitatori momenti indimenticabili e un contatto profondo con l’anima più genuina d’Italia.

Il borgo storico di Monteroduni sorge su un colle, a circa 460 metri sul livello del mare, alle estreme propaggini nord-occidentali dei monti del Matese che si affacciano sulla sottostante piana del Volturno.

Il centro storico di Monteroduni ha la tipica, e ben conservata, struttura urbana del borgo “incastellato” di epoca longobarda/normanna, con il Castello e la Chiesa posti nella parte sommitale, e le case, addossate le une alle altre, disposte con uno schema a raggiera fino alle vie extramurali dell’antica cinta fortificata.

Monteroduni, e in particolare la sua parte pianeggiante, ha avuto una intensa,continua e significativa frequentazione dell’uomo fin dalle epoche più remote, grazie a due favorevoli fattori. Il primo è la particolare collocazione geografica, naturale cerniera fra il Lazio e la Campania da una parte e il Molise e l’Abruzzo dall’altra, e perciò da sempre obbligato luogo di transito. Il secondo è la ricchezza d’acqua e quindi la sua fertilità, dovuta alla presenza del fiume Volturno e degli affluenti Vandra e Lorda, oltre alle numerose sorgenti, i canali e i corsi d’acqua secondari.

È un territorio ricco di storia, oltre che di bellezze naturali, e tanti sono i resti e i segni del passato che ancora sono presenti e consentono, grazie a quanto finora fatto dalla ricerca archeologica (e tanto ancora resta da scoprire), di ricostruire il quadro degli insediamenti umani che si sono via via succeduti nel corso dei secoli, dall’Età paleolitica fino all’epoca sannitica, romana e medievale, ognuna con tracce notevoli.

La sua storia è un intreccio di dominazioni, dai longobardi che ne edificarono il primo nucleo difensivo, ai normanni, agli svevi, agli angioini, fino alle influenti famiglie feudali dei Caetani (dal 1475 al 1499), d’Afflitto (dal 1503 al 1668) e Pignatelli, che dal 1668 trasformarono la fortezza in residenza, dandole l’aspetto attuale. Il borgo ha saputo preservare la sua dimensione umana e un’atmosfera genuina. Questa caratteristica, lungi dall’essere un segnale di declino, si configura come un punto di forza strategico per il turismo. La mancanza di un’eccessiva urbanizzazione e l’assenza del turismo di massa hanno permesso a Monteroduni di mantenere intatta la sua autenticità e il suo ritmo di vita lento, rendendolo una meta ideale per quei viaggiatori che ricercano esperienze autentiche, tranquillità e un contatto più profondo con la cultura locale, in perfetta sintonia con le crescenti tendenze del turismo sostenibile e responsabile.

Tesori storici e architettonici: un viaggio nel tempo

Il Castello Pignatelli: sentinella della Valle del Volturno

Il Castello Pignatelli non è solo l’emblema di Monteroduni, ma un vero e proprio custode della sua storia millenaria. Nel corso dei secoli, la struttura ha subito diverse trasformazioni ad opera dei normanni e soprattutto degli angioini. Il castello-fortezza, sorto in epoca longobarda a protezione del territorio e del ramo della antica Via Latina che costituiva l’accesso al Sannio, assunse in epoca angioina l’impianto planimetrico attuale e fu trasformato in residenza signorile a partire dal XVI secolo, con i signori feudali dei D’Afflitto. Fu la nobile famiglia Pignatelli, che acquisì il feudo nel 1668, a operare i cambiamenti più radicali, trasformando la rocca militare in un’elegante residenza signorile di stampo rinascimentale; aspetto che si può ammirare ancora oggi. L’impianto planimetrico angioino, caratterizzato da struttura quadrangolare e quattro torri cilindriche angolari e scarpate, è stato arricchito da un’imponente scalinata di epoca cinquecentesca collocata nella corte centrale. Dalla scalinata, attraverso una piccola loggia finemente costruita, si accede al piano nobile con il vasto salone di rappresentanza, il prezioso pavimento in cotto che porta lo stemma dei Pignatelli, le 190 tavole di querciolo del controsoffitto dipinte a tempera, le cornici delle porte in breccia rossa del Matese e il preziosissimo archivio della famiglia Pignatelli considerato di interesse nazionale dal MIBACT.

Nonostante i numerosi restauri, il castello ha mantenuto intatte le sue caratteristiche originali, incluso il sistema di raccolta delle acque meteoriche composto da canali in terracotta che convogliano l’acqua in una cisterna sotterranea, e sono rimaste le feritoie una volta usate per lanciare sassi e olio bollente sugli assedianti. Elemento di particolare interesse storico è la pandetta dei pedaggi, un’antica tavola lapidea su cui sono incise le merci con i relativi dazi da pagare per attraversare il fiume Lorda, che un tempo segnava il confine tra Monteroduni e Macchia d’Isernia. Il visitatore ha la possibilità di ammirare dalla cima delle torri merlate il Massiccio del Matese, la catena montuosa delle Mainarde e, in mezzo, l’Alta e Media Valle del Volturno fin oltre l’inizio della provincia di Caserta.

Oltre alla sua intrinseca bellezza storica, il Castello Pignatelli si distingue come un fulcro dinamico della vita culturale del borgo. Il giardino antistante la fortezza, con i maestosi lecci secolari, è la suggestiva cornice che ospita ogni anno l’Eddie Lang Jazz Festival, prestigioso evento musicale di risonanza internazionale.

Le Chiese di Monteroduni: Fede e Arte Secolare

Le chiese di Monteroduni sono testimonianze tangibili della profonda fede della sua comunità, ognuna con una storia unica di distruzione e rinascita.

La Chiesa Madre di San Michele Arcangelo: Sull’origine, esigue testimonianze rimandano all’epoca longobarda (IX – X secolo d. C.), mentre notizie più certe si trovano in una platea del 1703, custodita presso la Curia vescovile di Isernia. Distrutta dal sisma del 1882, la ricostruzione iniziò nel 1895. Il campanile fu completato nel 1900 e le campane, realizzate dalla Fonderia Pontificia Marinelli di Agnone, furono allogate nel 1904. L’aspetto attuale della Chiesa è eclettico con prevalenza di stile neogotico, come testimoniano gli archi trasversali a ogiva presenti nell’unica navata e l’arco di trionfo che sottolinea l’inizio del presbiterio. L’interno ospita un battistero settecentesco in marmo rosso locale, tre altari in marmi policromi e una statua del santo patrono San Michele Arcangelo.

La Chiesa di San Biase, di origini incerte, ma menzionata fin dal periodo angioino, ha subito numerosi rifacimenti a seguito dei terremoti del 1805 e 1882. Nel 1943, durante la seconda guerra mondiale, il tetto fu gravemente danneggiato dall’artiglieria tedesca e venne ricostruito solo nel 1957. L’impianto è a navata unica, ritmata da cappelle laterali, privo di transetto e con un’abside poligonale. Una cupola mascherata all’esterno da un tiburio ottagonale funge da copertura della zona presbiteriale. La facciata è in pietra a vista con un portale settecentesco, e la chiesa, nel complesso, costituisce un pregevole esempio di architettura locale. Vi si conservano le reliquie di San Biase.

L’attuale Chiesa di Sant’Eusanio, che sorge su Colle del Varco, fu costruita nel corso del XVIII secolo in sostituzione della antica cappella omonima situata su Colle Lucito. Danneggiata dal terremoto del 1805, fu restaurata per volere del vescovo Gennaro Saladino. Tra il 1867 e il 1868 fu occupata dai soldati piemontesi impegnati nella lotta al brigantaggio. Restaurata dopo la Seconda Guerra Mondiale, fu restituita al culto e oggi rappresenta per la popolazione un punto di riferimento in particolare per le festività di S. Eusanio che ricorre il 9 luglio. L’8 luglio si svolge la Fiera degli animali, che fino a epoca recente rappresentava uno dei fori boari più importanti del Sud Italia. Una curiosità legata a questa chiesa è la sua campana, dono dell’emigrato Domenico Cristinzio dagli Stati Uniti, recuperata dalla demolita chiesa di San Rocco a Philadelphia.

Tra le altre chiese del borgo si annoverano la Cappella di Sant’Urbano, sede dal 1882 della Confraternita dei Santi Michele Arcangelo e Leonardo, situata a ridosso delle mura perimetrali del castello Pignatelli e la Cappella dell’Addolorata. In area extra urbana sorge la Cappella della Madonna del Piano, fatta ricostruire in bello stile nel 1852 dalla famiglia Pignatelli, su un edificio precedente, e dedicata all’Assunta.

Radici profonde: siti archeologici e antiche vie

Il territorio di Monteroduni presenta tracce di una frequentazione remota, a testimonianza di una presenza umana continua e significativa che ha plasmato il paesaggio per millenni. Questa ricchezza archeologica rende il borgo un vero e proprio museo a cielo aperto.

I ritrovamenti più antichi risalgono all’epoca paleolitica (circa 400 mila anni a.C.) e comprendono:

  • i bellissimi bifacciali trovati dal prof. Carlo Peretto dell’Università di Ferrara, nelle campagne di scavo del 2008 e del 2014 in località Guado San Nicola;
  • la zanna di un mammuth trovata, sempre in località Guado San Nicola, dallo stesso prof. Peretto nel 2015.

Fra i rinvenimenti dell’Età del bronzo si segnalano:

  • i materiali di industria litica e ceramica risalenti all’Età del bronzo tardo trovati in località Paradiso con gli scavi condotti dalla cattedra di paletnologia dell’Università di Roma La Sapienza, in collaborazione con l’Università di Foggia, tra il 2002 e il 2007.

Per l’Età sannitica:

  • le sepolture di località Spinete, trovate dalla Soprintendenza Archeologica del Molise nel 2015.

Per l’Età romana, durante la quale il territorio monterodunese ebbe il primo inquadramento amministrativo, venendo ricompreso nel municipio di Aesernia:

  • i resti lapidei e le epigrafi murate nel casino Scioli (Casino “di don Felice”) in località Guado San Nicola;
  • i resti lapidei (colonne, trabeazioni, fregi) di importanti costruzioni e il ritrovamento di monete in località Camposacco-Paradiso che rimandano all’esistenza di un tempio e di un insediamento di tipo vicanico;
  • le ville rustiche esistenti in diverse contrade della campagna, tra le quali di particolare importanza è la villa rinvenuta in località Grotte, come accertato dai saggi di scavo effettuati dalla Soprintendenza Archeologica nel 1989. La villa era servita da una strada di cui ancora affiorano i resti del basolato e da un acquedotto ipogeo ancora oggi funzionante;
  • le sepolture presenti in varie parti del territorio;
  • i due bellissimi e misteriosi bassorilievi di località Castagnete, raffiguranti “il ratto di Europa” e “un giovane in groppa a un elefante”;
  • l’importante via publica che, provenendo dalla via Latina e dal venafrano, attraversato il Volturno, proseguiva nell’agro di Monteroduni verso il municipio di Aesernia e il Molise interno, come è testimoniato dal del cippo miliario rinvenuto in località Ponterotto e oggi conservato presso il Museo Archeologico di Santa Maria delle Monache di Isernia;
  • i ruderi di Ponte Latrone, in località Campo la Fontana, e di un altro ponte sul fiume Volturno.

Per l’Età altomedievale e longobarda:

  • i resti dell’ecclesia baptisimalis di località Socce, trovati nel 2001 dall’archeologo Michele Raddi, insieme a numerose tombe databili non oltre il VII – inizio VIII secolo;
  • la bellissima e misteriosa Tricora di Ponte Latrone;
  • gli imponenti ed enigmatici ruderi del Ponte Latrone, di probabile origine romana e rimaneggiato in epoca medievale, dei quali parla Giovanni Vincenzo Ciarlanti nelle sue Memorie Historiche del Sannio, del 1644, indicandoli come parti di un ponte voluto dall’imperatore Federico II;
  • l’affascinante abbazia di S. Maria in Altissimis, al confine con Macchia d’Isernia;
  • i resti della condotta di un acquedotto al servizio del nucleo abitato di Monteroduni, in località Lame.

Questa straordinaria densità e varietà di siti archeologici, che coprono un ampio arco temporale, rivela che il territorio di Monteroduni era un crocevia strategico e culturalmente dinamico. Tale stratificazione storica offre un’opportunità unica per il turismo archeologico specializzato e per l’eco-archeologia, consentendo ai visitatori di tracciare un itinerario attraverso diverse epoche storiche direttamente nel paesaggio naturale. Questo permette di comprendere l’evoluzione degli insediamenti umani e delle vie di comunicazione in un contesto autentico e finora poco esplorato. Monteroduni può essere quindi promosso come un vero e proprio museo a cielo aperto, dove la storia si intreccia con la natura, offrendo un’esperienza di scoperta profonda e coinvolgente (per approfondimenti consultare il sito geamonteroduni.org)

L’anima verde di Monteroduni: natura incontaminata e avventure outdoor

Paesaggi Fluviali e Sorgenti Cristalline

Il paesaggio di Monteroduni è profondamente modellato dalla presenza dell’acqua. Il Fiume Volturno, tra i più importanti del Mezzogiorno, nasce in Molise, presso Rocchetta a Volturno, e attraversa il territorio di Monteroduni, dove riceve le acque di numerose e copiose sorgenti. Il torrente San Nazzaro, prima di confluire nel Volturno, crea bellissime e alte cascate. Tali luoghi sono ideali per escursioni e picnic, offrendo scorci naturalistici di grande fascino e un’atmosfera quasi magica. La vegetazione è ricca e variegata, con canne di palude, pioppi, salici bianchi e salici rossi che creano un ecosistema fluviale vibrante.

Il territorio è inoltre caratterizzato da forre suggestive, come la Forra del Peschio Rosso, un luogo di interesse per gli amanti del torrentismo, con schede tecniche e descrittive disponibili che ne illustrano la bellezza (www.geamonteroduni.org). Un folto bosco di lecci si estende tra Sant’Agapito e Monteroduni, un paesaggio di notevole valore ambientale e un raro esempio nella regione. Il complesso montuoso Monte Caruso Monte Gallo, di proprietà della Regione Molise, è incluso nella Z.P.S./S.I.C. “La Gallinola – Monte Miletto – Monti del Matese” della Rete Natura 2000 dell’Unione Europea, a testimonianza della sua importanza ecologica.

Attività all’aperto: trekking, esplorazioni e relax

Monteroduni offre un’ampia gamma di attività all’aperto che permettono ai visitatori di immergersi completamente nella sua natura incontaminata. Per gli amanti del trekking, numerose opportunità di escursioni si estendono nel vasto Parco Nazionale del Matese, con sentieri che conducono a cime panoramiche e al Lago del Matese, facilmente accessibili direttamente da Monteroduni.

Dalle escursioni guidate alle sorgenti cristalline, come quelle di Capo Trio e Campo la Fontana, all’esplorazione delle forre per gli appassionati di canyoning, fino al semplice relax immersi nel verde, il borgo è una destinazione versatile. È ideale per chi cerca un turismo attivo e avventuroso, ma anche per chi desidera semplicemente rigenerarsi lontano dalla frenesia urbana. Per facilitare l’esplorazione, è disponibile una carta tematica paesaggistica e archeologica che localizza i siti di interesse naturalistico, paesaggistico e archeologico del territorio.

Esperienze sensoriali: gusto, tradizione e cultura viva

L’eccellenza enogastronomica: dalla terra alla tavola

Monteroduni è un luogo dove i sapori autentici della terra molisana prendono vita, offrendo un’esperienza enogastronomica di eccellenza. Il borgo è riconosciuto come “Città dell’Olio” dal settembre 2022, un titolo che celebra la sua antica e profonda vocazione agricola e la produzione di olio d’oliva di altissima qualità. Questa designazione, unita alla presenza di due frantoi attivi sul territorio, suggerisce una maturità e un’identità enogastronomica distintiva che vanno ben oltre la semplice cucina casereccia. L’Olio Principe Pignatelli ne è un esempio lampante: un extravergine di alta gamma che vanta la certificazione Molise D.O.P. e ICEA. La sua produzione segue standard elevati: la raccolta delle olive è effettuata in parte a mano e in parte con scuotimento meccanico, mentre la spremitura a freddo avviene entro 12 ore dalla raccolta, garantendo un prodotto di qualità superiore. Le sue note organolettiche sono descritte come piacevoli sentori freschi di erba appena falciata, con delicate note finali di mela matura e mandorla, e un retrogusto piccante ben equilibrato con l’amaro. In fase di sviluppo è la produzione di mandorle e nocciole utilizzate dall’azienda Dolceamaro per la produzione di ottimi confetti e cioccolate, commercializzate in Italia e all’estero. Mandorle e nocciole sono anche gli ingredienti principali dei “cresimali” prodotti dal Biscottificio Aurora, Queste eccellenze aprono le porte a esperienze di turismo enogastronomico di nicchia e di alto valore aggiunto, come degustazioni guidate, visite ai frantoi, al mulino a pietra Delle Cave, che produce farine locali, e all’azienda Dolceamaro. Percorsi culinari che valorizzano la filiera corta e la qualità certificata.

La gastronomia locale offre specialità imperdibili che celebrano l’uso sapiente dell’olio come ingrediente fondamentale, tra cui spiccano le Scurppelle, frittelle salate preparate con farina, patate, acqua, sale e olio; i Ciabbuotte, a base di fiori di zucca, farina, sale, acqua e lievito; gli Sciarune con le iete, un calzone farcito con bietole, olive, peperoncino, olio e aglio; il Baccalà arracanàte, un piatto a base di baccalà, pane raffermo, prezzemolo, aglio, uva passa, olio, sale e aceto; ru macche, una polenta dura di farina di granturco, gratinata e servita con una salsa agrodolce a base di cipolle, olio e aceto; la pia, un tortino a base di chicchi di grano o farro, uova, formaggio, sugna o olio e pepe. Pietanze che si possono accompagnare con l’ottimo vino pentro locale.

Il ritmo del borgo: feste, sagre ed eventi

Monteroduni vanta un calendario di eventi annuali vivace e variegato, che anima
il borgo e attrae visitatori, offrendo opportunità di immersione nella cultura locale
durante tutto l’anno.

Il fiore all’occhiello è l’Eddie Lang Jazz Festival, evento di rilievo internazionale dedicato al celebre chitarrista jazz italo-americano Salvatore Massaro (Eddie Lang), le cui radici familiari affondano proprio a Monteroduni. Il festival, che si tiene tradizionalmente tra fine luglio e inizio agosto, richiama artisti di fama mondiale e un vasto pubblico da tutta Italia, trasformando il giardino del Castello Pignatelli in un palcoscenico vibrante. La sua longevità, dal 1991, e l’inclusione di un concorso internazionale per giovani chitarristi come “Il Genio di Eddie Lang” ne attestano la rilevanza nel panorama musicale.

Le celebrazioni religiose scandiscono il ritmo dell’anno, con le Feste di Sant’Eusanio, l’8 e 9 luglio, della Madonna del Piano, il 14 e 15 agosto e del patrono San Michele Arcangelo, il 29 e 30 settembre.

Nel mese di agosto di svolge la rievocazione Storie del Medioevo – Monteroduni A.D. 1193 con cortei in costume e stand gastronomici.

Una comunità che suona: l’impegno dell’Associazione Eddie Lang Music APS

Nata nel 2021 a Monteroduni, l’Associazione Eddie Lang Music APS è molto più di un’organizzazione culturale: è un progetto radicato nel territorio che mira a valorizzare la figura del celebre chitarrista italo-americano Eddie Lang, riportando la sua storia al centro della vita culturale del borgo e del Molise intero.

L’associazione è promotrice dell’Eddie Lang Jazz Festival, uno degli eventi musicali più importanti del Sud Italia, che da oltre trent’anni accoglie artisti di fama internazionale nei giardini del Castello Pignatelli. Ma il suo lavoro va ben oltre il festival: organizza corsi, seminari e masterclass per giovani musicisti, porta avanti progetti educativi per bambini e ragazzi (come l’Eddie Lang Junior Fest), sostiene la formazione di ensemble strumentali e vocali e promuove il jazz come linguaggio universale, accessibile e coinvolgente.

Attraverso il concorso “Il Genio di Eddie Lang”, l’associazione offre visibilità e occasioni concrete a giovani talenti del jazz under 40.

L’Associazione Eddie Lang Music APS è anche impegnata in un percorso di sostenibilità, adottando pratiche ecologiche negli eventi (riuso di materiali, raccolta differenziata, mobilità sostenibile) e promuovendo un turismo culturale consapevole e responsabile.

L’impegno per la natura: Associazione GEA

L’Associazione GEA di Monteroduni è un punto di riferimento per chi ama la natura e desidera vivere esperienze autentiche a contatto con il territorio molisano. È formata da un gruppo di appassionati che si dedica con entusiasmo alla valorizzazione ambientale, storico-culturale e sociale della zona, promuovendo iniziative che coniugano divertimento, conoscenza e rispetto per l’ambiente.

GEA organizza escursioni, laboratori didattici, eventi tematici e attività di sensibilizzazione rivolte a tutte le età, con l’obiettivo di creare occasioni di incontro, scambio e riscoperta del patrimonio naturale e umano del Molise. Ogni proposta è pensata per far emergere la bellezza nascosta del territorio e per rafforzare il senso di comunità.

Se vuoi conoscere sentieri poco battuti, partecipare a momenti di festa, scoprire nuovi punti di vista sulla natura o semplicemente entrare in contatto con persone appassionate e positive, l’Associazione GEA è il posto giusto.

Punti di interesse di Monteroduni

Servizi turistici ed esperienze a Monteroduni