Nel cuore verde e montuoso del Molise, incastonata tra le maestose vette del Matese e delle Mainarde, sorge un piccolo borgo che custodisce un tesoro di fede e storia: Acquaviva d’Isernia. È qui, in questo angolo autentico d’Italia, che si erge la Chiesa di Sant’Anastasio Martire, un luogo sacro che non è solo un edificio di culto, ma un vero e proprio fulcro della vita comunitaria, custode di tradizioni secolari che affascinano e commuovono.
È fondamentale sottolineare che stiamo parlando di Acquaviva d’Isernia, in Molise, una distinzione cruciale per chi cerca un’esperienza autentica e mirata. Questa località, con la sua chiesa dedicata a Sant’Anastasio, si differenzia da altre omonime, come Acquaviva delle Fonti in Puglia, che vanta la Concattedrale di Sant’Eustachio Martire. La Chiesa di Sant’Anastasio ad Acquaviva d’Isernia è un unicum, un richiamo per chi desidera esplorare le radici più profonde della spiritualità e del folklore molisano.
Sant’Anastasio Martire: dal soldato persiano al Santo “Risorto”
La figura di Sant’Anastasio, venerato ad Acquaviva d’Isernia, è avvolta in un’aura di profonda spiritualità e trasformazione. Prima di abbracciare la fede cristiana, il santo era conosciuto come Magundat, figlio di un sacerdote zoroastriano e soldato nell’esercito persiano. Un’origine, dunque, lontana dai canoni cristiani, che rende la sua conversione ancora più straordinaria.
Fu la profonda venerazione dei cristiani per la croce a colpire Magundat, spingendolo a intraprendere un viaggio che gli avrebbe cambiato la vita. Si recò a Gerusalemme, la città santa per eccellenza, dove ricevette il battesimo. Fu in quel momento che Magundat assunse il nome di Anastasio, un nome dal significato potente: “il risorto”. Questa scelta non fu casuale, ma simboleggiò la sua rinascita spirituale e la sua totale adesione ai principi della fede cristiana, in particolare alla resurrezione di Cristo.
La designazione di “Martire” associata al suo nome testimonia inequivocabilmente che Sant’Anastasio subì la morte per la sua fede, inserendosi nella venerabile schiera dei primi santi cristiani che con il loro sacrificio hanno gettato le basi di numerose devozioni locali. La sua storia di conversione e martirio è un potente messaggio di speranza e resilienza, che continua a ispirare la comunità di Acquaviva d’Isernia.
La chiesa di Sant’Anastasio: un faro di spiritualità nel cuore del borgo
La Chiesa di Sant’Anastasio Martire si erge come un punto di riferimento inconfondibile nel paesaggio di Acquaviva d’Isernia. Sebbene le fonti non ci forniscano una descrizione architettonica dettagliata in termini di stile o data di costruzione, possiamo intuire la sua imponenza e il suo ruolo centrale osservando le tradizioni che la circondano.
La menzione di un “falò dinnanzi alla chiesa” e delle ceneri raccolte “ai piedi della scalinata” suggerisce l’esistenza di un ampio sagrato o di una piazza antistante l’edificio, uno spazio pensato per accogliere grandi assembramenti di persone e per fungere da palcoscenico per le celebrazioni comunitarie. La presenza di una scalinata, inoltre, indica un ingresso sopraelevato, conferendo alla chiesa una maggiore maestosità e un ruolo di punto focale nel panorama del paese.
Ma al di là delle sue caratteristiche strutturali, la Chiesa di Sant’Anastasio è un vero e proprio cuore pulsante per la vita spirituale e sociale della comunità. È qui che viene custodita la statua del santo, un’immagine venerata che viene solennemente portata in processione per le vie del paese, rafforzando il legame protettivo tra il santo e i suoi fedeli. La chiesa, quindi, trascende la sua funzione meramente religiosa per diventare un sito dinamico di patrimonio culturale vivente, dove la memoria collettiva e l’identità locale sono attivamente rappresentate e rafforzate attraverso la partecipazione rituale.
La “Focata d’inverno”: un rito ancestrale che Illumina il Molise
La tradizione più affascinante e distintiva legata alla Chiesa di Sant’Anastasio Martire è senza dubbio la “Focata d’inverno”, una celebrazione che si tiene annualmente tra il 21 e il 22 gennaio. Questo evento non è solo una festa, ma un rito profondo che unisce la devozione religiosa a elementi ancestrali, probabilmente con radici in pratiche pre-cristiane legate al solstizio d’inverno e alla purificazione attraverso il fuoco.
La sera del 21 gennaio, l’atmosfera di Acquaviva d’Isernia si accende letteralmente con l’accensione di un imponente falò (“focata”) proprio di fronte alla chiesa. Le fiamme danzano per tutta la notte, illuminando la piazza e creando uno spettacolo suggestivo che riscalda i cuori e allontana il freddo dell’inverno. Al mattino del 22 gennaio, del grande falò rimangono solo le ceneri, raccolte ai piedi della scalinata della chiesa. Questo ciclo di accensione, combustione notturna e riduzione in cenere può essere interpretato come un potente simbolo di purificazione, rinascita e attesa di una nuova fase, un augurio di luce e calore in uno dei periodi più bui dell’anno.
La “Focata d’inverno” è un evento che coinvolge attivamente l’intera comunità. La mattina del 22 gennaio, una banda musicale percorre le vie del paese, non solo per annunciare la festa, ma anche per effettuare la tradizionale “questua”, una raccolta di offerte che contribuisce al sostegno della festività. Dopo la celebrazione della messa, ha luogo una solenne processione: la statua di Sant’Anastasio viene portata in trionfo per le strade del villaggio, un’espressione pubblica di fede e devozione che rafforza il legame tra i fedeli e il loro santo patrono.